lunedì 27 ottobre 2014

40 giorni dall'inizio. Dati, idee e (auto)critiche

Sono passati quaranta giorni, sei lunedì di presenza su twitter, dall'apertura del blog e dall'inizio ufficiale, pubblico, del progetto #MuseumSchool (parlo di inizio pubblico perché, come è facile intuire, prima del lancio c'è stata una gran mole di lavoro, confronto e discussione tra i Musei che si sono poi presi l'incarico di mandare avanti l'iniziativa) e ci è sembrato un buon momento per fare un breve riepilogo di cosa è stato fatto, cosa vorremmo migliorare e cosa vorremmo fare da qui in avanti.

Su Twitter

Complessivamente l'hashtag #MuseumSchool su twitter ha coinvolto 700 profili per più di 20.000 interazioni, la maggior parte dei quali facenti capo a Musei e istituzioni culturali:

Flusso di interazioni al 20 ottobre 2014, creato con TAGSExplorer.

E se da una parte ci sono enti che lo utilizzano ormai autonomamente per segnalare le proprie iniziative didattiche (cosa che vale anche per la bacheca comune su Pinterest e che ci fa ben piacere e che incoraggiamo!), dall'altra la discussione che nei primi appuntamenti su twitter era stata animata e fruttuosa sta già progressivamente diminuendo.
Un punto su cui si è ancora carenti, ed è un peccato a cui ci sforzeremo di porre rimedio, è il coinvolgimento nella discussione di professori, insegnanti, alunni che sono spesso i diretti fruitori delle iniziative didattiche (se ci leggete, fatevi avanti! ^_^). L'orario "allungato" di #MuseumSchool, dalle 10 alle 20, è stato pensato proprio per favorire queste interazioni.
C'è stato quindi bisogno di una riflessione sulla scelta di twitter come social media "prediletto" dell'iniziativa #MuseumSchool, che ci ha portate però alla decisione di incoraggiare ancora di più l'utilizzo dell'hashtag, non solo il lunedì, ma durante tutta la settimana, concentrando l'appuntamento del lunedì su tematiche più specifiche, come quelle raccolte nel presente blog, tentando di fare di twitter anche la cassa di risonanza rispetto ai contributi qui proposti.

Già, il blog...

Per incentivare i contributi di qualità, la Redazione ha in programma di coinvolgere, tramite contributi scritti o interviste dirette, istituzioni d'eccellenza nel campo della didattica museale, anche non aderenti al progetto #MuseumSchool, così come operatori e specialisti.
E' in previsione, inoltre, un questionario da sottoporre agli insegnanti.
Tuttavia questo blog vuole essere un luogo di discussione, espressione e confronto tra Musei con le loro buone pratiche (e perché no, gli errori e i fallimenti come sottolineava Leontina Sorrento in un precedente post), e per questo continuiamo ad incoraggiare i contributi dei nostri Musei aderenti. Scriveteci, commentate i post, diteci cosa ne pensate e proponete le vostre riflessioni!

Progetto Biblio Advice

Convinte che la didattica non possa che andare di pari passo con la formazione di chi se ne occupa, al blog è stata aggiunta una sezione bibliografica. Ancora work in progress, e quindi rivedibile e migliorabile, la nostra intenzione è di poter presto aggiungere, con il contributo di tutti, anche le recensioni di alcuni testi.
Ma c'è di più. Ci piacerebbe avere molti più contributi da parte dei Musei, per questo "side project", di quanti ne stiamo in realtà ricevendo (molto pochi... diciamo anche nessuno... ). I Musei sono spesso dotati di biblioteche specialistiche, se non ampie sicuramente interessanti e non banali, perché non condividerne l'esistenza e il patrimonio librario?


Alice Rizzi
Museo Giuseppe Gianetti

lunedì 13 ottobre 2014

La funzione didattica del tatto

Il progetto del Museo Tattile Varese è nato da una “scommessa” quella che i modelli tattili potessero e dovessere avere una funzione didattica, tanto per i vedenti quanto per i non vedenti. 
 
Per capire su che cosa si è basata questa nostra ‘scommessa’, bisogna fare riferimento ai meccanismi di funzionamento della conoscenza tattile. Generalmente si ritiene che l’80% delle informazioni passi attraverso il canale della vista, questo però non è sempre può essere considerato vero, perché la trasmissione e l’acquisizione delle informazioni - e dunque il canale privilegiato di apprendimento - è funzionale al tipo di società, all’impostazione che la società fornisce in termini di sensorialità. In sostanza questo significa che uno dei sensi viene considerato primario (nel caso della nostra società, la vista) e gli altri sensi vengono considerati vicari, quindi di mero supporto a quello primario. Dal momento che la nostra società privilegia la vista, (che viene dunque ad essere considerata il senso primario) e poiché esiste una economia sensoriale sviluppata sin dall’infanzia, in una società come la nostra bambini e adulti tenderanno ad utilizzare in maniera privilegiata le informazioni provenienti dal senso primario, tralasciando quelle provenienti dagli altri sensi ed utilizzando dunque solo le risorse sensoriali che si pensa possano servire maggiormente, quindi le risorse visive.
In questo contesto quindi il tatto (che è la prima forma di apprendimento ancestrale) viene ad essere messo in un ruolo di secondo piano e, per quanto fondamentale tanto per i bambini quanto per gli adulti, finisce per essere vittima di un tabù, che sfocia nel famoso “vietato toccare” che costella tutti i musei del mondo. In realtà il tatto è l’unico senso vicariante (cioè alternativo) della vista per quanto concerne la forma, ha peculiarità uniche per quanto concerne temperatura/morbidezza/durezza ed ha una capacità di discriminazione ancora più elevata della vista. E’ però un senso analitico, non sintetico e la sua conoscenza richiede tempo proprio perché parte dalla conoscenza di elementi singoli, di particolari, che poi devono essere messi insieme attraverso la costruzione dell'immagine mentale, e dunque attraverso l’elaborazione di una sintesi. Questo significa che nella conoscenza tattile - e questa è una delle sue fondamentali valenze didattiche - c'è il passaggio dal segno al significato. Ciò fa sì che attraverso la conoscenza tattile il bambino è portato a sviluppare una maggiore creatività, prima di tutto perché deve elaborare un ragionamento di sintesi e secondariamente perché associa l’elemento emozionale di scoperta all’acquisizione di un concetto. Ciò che si tocca assume una valenza simbolica e diventa quindi strumento straordinario di comunicazione e di didattica, proprio perché connotato da un'emozione. Sulla base di queste riflessioni quindi, abbiamo sviluppato un museo di modelli tattili lignei (quindi una sorta di enciclopedia tridimensionale da sfogliare con le dita) cioè un museo capace di dar luogo contemporanemente ad una conoscenza e ad un’emozione e, sempre partendo da qui abbiamo dato vita ad una serie di laboratori tattili e sensoriali nei quali le classi hanno la possibilità di vivere l’emozione della tattilità, arrivando attraverso di essa a stimolare e sviluppare il pensiero creativo, quello analitico e quello sintetico.
 Livia Cornaggia
Museo Tattile Varese 

E in giro si sente parlare di #MuseumSchool

La rete, si sa, è un gran bel posto dove fare conversazione. A maggior ragione i social network permettono lo svilupparsi di piazze virtuali che possono dar vita a interi movimenti di persone e di idee.
Tra i social media, twitter è uno dei principali luoghi di incontro: proprio la facilità con cui si possono creare conversazioni, grazie ad hashtag mirati, consente di creare dal nulla progetti che tweet dopo tweet crescono e si alimentano, diventando dei trend e diventando qualcosa di più compiuto e strutturato giorno dopo giorno.
#MuseumSchool nasce così in effetti: da un'idea buttata là in un tweet da @AlcaMaglie ad una risposta entusiasta da parte di altri musei che hanno voluto costituire il nucleo di quella che, nascendo come conversazione ("perché non parliamo su twitter del rapporto scuola-museo e di come ciascuno di noi musei lo affronta?") è diventata poi un progetto più ampio, con una bacheca condivisa su Pinterest, e infine un blog con aggiornamento settimanale; la semplice conversazione con l'hashtag è diventato solo un aspetto di un progetto più ampio del quale settimana dopo settimana seguiamo gli sviluppi.

#MuseumSchool al secondo appuntamento del 22 settembre, ore 17. Proiezione del flusso
di interazioni su twitter: 10.387. (Creato con TAGSExplorer)

In casi come questo c'è sempre un rischio: quello di rimanere chiusi, intrappolati nella rete, senza riuscire a uscirne. In questo modo una conversazione o un'idea che può essere brillante sui social all'atto pratico rischia di restare fine a se stessa, essendo preclusa a chi quei social non frequenta.
Invece i fenomeni che nascono sui social se vogliono avere una ricaduta e un successo maggiori, una popolarità di ritorno, devono riuscire ad uscire dai social e giungere nel mondo reale: è successo per la Giornata Nazionale delle Famiglie al Museo e per le Invasioni Digitali, che sono nate in rete e che grazie al tam-tam nato sui social hanno avuto successo e portata nazionale; è successo in maniera diversa per la #museumweek, che è stata talmente tanto partecipata su twitter dai musei d'Italia, da riuscire a far parlare di sé anche su altri mezzi di comunicazione, alla portata di un pubblico più ampio.
A #MuseumSchool cosa succederà? Riuscirà a diventare un movimento o ad essere un gruppo influente e di riferimento nel campo del dibattito sulla didattica museale?
Siamo solo all'inizio, ma qualche primo segnale c'è, perché la conversazione su twitter sta uscendo dal confine del social e sta arrivando ad altri tipi di pubblico, in quanto è riconosciuta come un'occasione importante per i musei italiani per dialogare e crescere.

Personalmente sono stata testimone di due occasioni in cui si è parlato di #MuseumSchool fuori da twitter (e immagino che altre occasioni ci siano state e ci saranno a giro per l'Italia): la prima, di cui ammetto di essere responsabile ( ;-) ) è stata la Giornata della Didattica che i Servizi Educativi della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana hanno realizzato lo scorso 1 ottobre, in un incontro pensato per confrontarsi con le scuole alle quali è stata proposta l'offerta didattica per l'anno scolastico 2014-2015. In quell'occasione abbiamo dedicato spazio anche all'uso dei social network in funzione della didattica museale, in quanto i social consentono di condividere le attività dei ragazzi, facendo circolare idee, metodi, mostrando musei dinamici e attenti alle istanze della didattica e al tempo stesso mostrando studenti e bambini aperti, ricettivi, curiosi.
I social network aiutano la comunicazione delle attività didattiche aumentando a dismisura la portata del messaggio che si vuole trasmettere. E in questo discorso non poteva mancare proprio il riferimento a #MuseumSchool, al quale i Servizi Educativi della Soprintendenza hanno aderito attraverso l'account twitter del Museo Archeologico Nazionale di Firenze (@MAF_Firenze): addirittura quel giorno l'hashtag per il livetwitting che abbiamo condotto era #museumschoolMAF, proprio per far vedere il legame con #MuseumSchool.



Il secondo incontro in cui si è parlato di #museumschool è stato venerdì 10 ottobre all'Internet Festival, in particolare all'evento "Sguardi Aumentati: risorse digitali per i musei", nel corso del quale Sara Bruno, nel corso di una veduta a volo d'uccello sui social network per i musei, a proposito di twitter ha parlato di #MuseumSchool come di una buona pratica nella creazione di conversazioni che diventano dibattiti e veri e propri progetti.

E ora ve la butto là: anche alla Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico di Paestum 2014 si parlerà di #MuseumSchool: perché il 2° Incontro degli archeoblogger (l'anno scorso si tenne il primo, sempre in occasione della BMTA) il 31 ottobre sarà dedicato ai social network. E volete che mi faccia sfuggire l'occasione di parlare di #MuseumSchool davanti ad una platea tanto ambita?

Marina Lo Blundo
Referente Social Media
Museo Archeologico Nazionale Firenze

lunedì 6 ottobre 2014

#MuseumSchool: l'alba di una rivoluzione...

Seguo con grande attenzione l'hashtag #MuseumSchool! Mi sembra, attualmente l'unico spazio in cui ci sia modo di discutere, democraticamente, con pluralità di voci, immediatezza e dialettica, intorno didattica museale in Italia.

Io lavoro da anni con i bambini e i ragazzi per divulgare e raccontare l'arte. Lavoro con i Musei - ma ne sono fuori, lavoro con le scuole - ma non insegno, lavoro con le biblioteche - ma non da dentro. Incontro genitori, operatori anche in contesti de-istituzionalizzati. Questo mio vivere da esterna, e in diverse parti d'Italia, mi ha dato la possibilità di visualizzare la situazione sotto più punti di vista.




Attraverso la mia esperienza ho riscontrato, dunque,
  • problemi comuni che si cerca di affrontare con le poche risorse che sia hanno a disposizione,
  • passione condivisa, che si cerca di non perdere nonostante le difficoltà contingenti e di impostazione,
  • bisogno di dialogo, per sistematizzare e affrontare le sempre nuove sfide con bambini e ragazzi in merito alla mediazione culturale.
#Museumschool è un'iniziativa che dà importanza alla divulgazione (chi non conosce, non ama, non difende), all'esperienza (reale di chi vive quotidianamente il proprio lavoro) alla condivisione (mettere in rete fortifica, non indebolisce) mettendo in relazione Scuola e Museo.

Perché l'ho trovata rivoluzionaria, perché oggi recuperare la memoria del nostro Patrimonio vuol dire anche giocarsi il futuro. Può suonare vagamente apocalittico, ma sappiamo tutti che è così. E' importante ristabilire una centralità di contenuti, di percorso e della relazione culturale che non può essere secondaria a nulla.

Museo&scuola, luoghi deputati alla conoscenza, alla crescita, alla formazione, è un binomio che va riscritto in grassetto, conta ridare respiro e collaborare per l'educazione permanente. Ristabilire un obiettivo comune, supportarsi con spirito positivo e innovativo, canalizzare sforzi, interloquire. Occorre sperimentare. Creare dibattito vuol dire evolvere ancora prima di cambiare.

Quale potrebbe essere il contributo di chi, come me, museo non è?

Metto sul tavolo di lavoro alcune proposte di discussione, argomenti su cui mi piacerebbe ricevere riscontri e in merito ai quali sarebbe interessante mappare l'Italia e le relative unicità programmatiche e metodologiche:
  • analisi e iniziative che non funzionano. Perché anche descrivere gli insuccessi ed analizzarli contribuisce a creare buone prassi, informazioni e
  • far emergere il ruolo della didattica, in senso personale e professionale. Così che venga smentito per sempre che chiunque può far fare da guida a un gruppo di bambini e bambine. Chi progetta, sperimenta e vive sul campo. Chi che deve adattare contenuti scientifici ad un pubblico tanto vasto (in teoria) quanto esigente. Chi accoglie e racconta
  • confrontarsi sulla comunicazione, capire quanto influisca sulla fruizione, sul messaggio di ingrasso alle attività e sul consolidamento dei contenuti.
  • accogliere, stimolandola, la voce dei genitori e degli insegnanti, di coloro che l'offerta la ricevono, attivando progetti di partecipazione attiva.
Sono tutte cose che esistono, qualcuno mi dirà. Certo, ma non sono né diffuse, né sistematizzate. L'idea è che con l'apporto di tutti e di ciascuno, si concretizzi una ricerca che potrebbe portare alla creazione di un database comune e condiviso, che raccoglie i progetti di didattica rivolta alla scuola, e in generale ai bambini e ai ragazzi, di tutti i Musei Italiani. Un centro di documentazione collettivo e in continuo aggiornamento ragionato. Potremmo chiamarla DidattiTeca. Dove ad uno spazio virtuale corrisponderà la volontà reale di cambiare volto all'utilizzo della nostra Cultura.

Leontina Sorrentino
Didattica Arte Bambini