lunedì 29 settembre 2014

Ciao sono Macchietta. Vieni a giocare con me?

Negli ultimi anni la Fondazione Querini Stampalia ha intensificato il suo impegno per creare un'offerta didattica a misura di famiglia.
A questo siamo stati mossi dalla consapevolezza che i saperi, i servizi, le collezioni della Fondazione siano “mezzi” da utilizzare per dare benessere fisico e psichico ai possibili fruitori, nella certezza che condividere il proprio tempo in modo diverso, divertente e creativo contribuisca al miglioramento della qualità della vita, alla valorizzazione del rapporto con le persone più care e alla condivisione del Bene Comune.
La cultura diviene così uno strumento relazionale oltre che di conoscenza, fornendo a bambini e a genitori, ma anche a nonni e zii, nuovi elementi per sviluppare un rapporto interpersonale più ricco e soddisfacente.

E' in questa prospettiva che nasce Ciao sono Macchietta. Vieni a giocare con me?, la prima guida per piccoli dedicata al museo della Fondazione della Querini Stampalia.
Uno strumento che permette ai giovani di scoprire le collezioni visitandole in compagnia dei genitori senza la necessaria presenza dell'operatore museale e che diventa anche un gioco divertente da continuare a casa, soli o in compagnia.
Macchietta, il personaggio guida, è un simpatico cagnolino, realmente esistito - faceva parte di una cucciolata descritta in una delle lettere che Elena Mocenigo scriveva quotidianamente al marito Andrea Querini, alla fine del Settecento.
Nella pubblicazione si racconta brevemente la storia romanzata della vita di Macchietta, che diventa a sua volta l'accompagnatore ufficiale della visita in museo, narrando storie, aneddoti e inventando giochi, puzzle, piccole sculture in pasta di sale e marzapane.

Macchietta è stato disegnato da Michele Bettio, un giovane grafico dello studio CamuffoLab.
I testi sono stati realizzati dai curatori del museo e della didattica museale con l'aiuto di alcuni storici dell'arte e soprattutto con la revisione da parte di un gruppo di bambini dai 6 ai 9 anni.

Ciao sono Macchietta. Vieni a giocare con me? è distribuito gratuitamente a tutti i visitatori dai 6 ai 9 anni e attende la versione in inglese e francese...

Dora De Diana
Responsabile Attività Educative
Fondazione Querini Stampalia - Venezia



lunedì 22 settembre 2014

Ma in Italia da quanto si parla di didattica nei musei?


Forse non ci crederete, ma in Italia la coppia concettuale didattica e museo ha origini pluricentenarie. L'esempio tra i più antichi e emblematici è la Pinacoteca Ambrosiana di Milano, voluta e donata da Federico Borromeo nel 1618, a cui, 3 anni dopo, affiancò l'Accademia di pittura e scultura, affinché tutti coloro che si sentivano inclini verso l'arte, avessero un luogo di formazione dove trovare modelli e ispirazione da quadri e copie di antiche sculture. 

Altri esempi si susseguirono nel tempo e il periodo più fecondo di tale connubio non è oggi, come tentiamo di credere, bensì quello compreso tra la seconda metà dell'800 e il primo decennio del 900, quando, dopo l'unificazione, diverse antiche strutture museali vennero affiancate da prestigiosi Licei e viceversa. 

Gabinetto di Scienze Naturali all'Istituto Tecnico Costa - Lecce
(foto da: http://scienzasalento.unisalento.it/pdf/O.G.Costa.pdf


Uno tra i rari esempi in Italia meridionale - e mi è caro ricordarlo perché è nella mia terra,  mentre su esempi del centro-nord vi è ampia letteratura sia cartacea che on-line -, fu l'Istituto Tecnico di Lecce, sorto nel 1888 e intitolato a uno dei più insigni naturalisti moderni: Oronzo Gabriele Costa. Qui alla fine dell'800 si ritrovavano grandi studiosi dell'epoca che ben presto dotarono l'Istituto di due Gabinetti scientifici, oggi ritenuti tra i più avanzati d'Italia di fine Ottocento per attrezzature e collezioni; e qui furono riordinati i primi reperti paleontologici e paletnologici provenienti dalle pionieristiche ricerche realizzate nel territorio salentino ad opera di studiosi capeggiati da Ulderigo Botti. Qui, questi studiosi conducevano le loro ricerche e i loro studi … gomito a gomito con gli allievi dell'Istituto che, naturalmente, oltre al proprio normale percorso formativo, godettero, in tal modo e per poco più di un ventennio, di opportunità di apprendimento non comuni.

Il periodo del secondo dopoguerra a cui, invece, si fa risalire la nascita del binomio museo-didattica, fu in realtà il momento, certamente anch'esso storico, dell'ufficiale riconoscimento della funzione della didattica come componente intrinseca del ruolo di un museo, quale settore di ricerca e studio nell'ambito della disciplina museologica e servizio altamente sociale di queste strutture culturali. Perché nel frattempo, tra la prima e la seconda guerra mondiale si era persa memoria del fantastico periodo di fine 800, asserviti i Musei alla propaganda di potere e, di conseguenza, costretti a valorizzare soprattutto il privilegio di una cultura della romanità, tanto da allentare man mano i principi su cui avevano fondato l'azione educatrice di fine 800. Ci volle un'intero ventennio, tra gli anni 50 e gli anni 70 del secolo scorso, per spazzare via i retaggi della concezione fascista e riportare alla ribalta il ruolo didattico del Museo: a cominciare dal Convegno di Perugia del 1955 e culminando con il Convegno di Roma del 1971 Il museo come esperienza sociale. Ma mentre accadeva tutto ciò, avveniva anche che i Musei venivano destituiti come luoghi di ricerca, in virtù della nascita del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e delle sue estensioni periferiche: le Soprintendenze.

E come un Museo può efficacemente svolgere il proprio ruolo didattico se gli si nega di compiere ricerche e studi sui settori disciplinari di cui espone i documenti? e come può un Museo progredire con nuove acquisizioni scientifiche se gli viene negato di poter potenziare le proprie collezioni di nuovi reperti attraverso la ricerca attiva? Un Museo di preistoria, ad esempio, come rinnova le proprie esposizioni e aggiorna di nuovi contenuti la sua azione educativa se non può condurre attivamente ricerche sul campo e stare al passo con le nuove acquisizioni di conoscenza?



Attività ludica al Museo


Esperienza didattica affatto ludica - osservazione di sezioni sottili 
di ceramiche preistoriche e ceramiche attuali al microscopio.







E la didattica museale ritorna, così, ad affrontare un nuovo periodo di declino, in cui le nuove prospettive si riducono alla visita guidata a gruppi scolari in gita … ma, e qui casca l'asino, ora è resa più affascinante e coinvolgente, con le emergenti "strategie ludiche". Non vi è più bisogno, come era un tempo, di quell'educatore museale che era anche studioso esperto, ricercatore sul campo di quello che comunicava. I giovani freschi freschi di laurea, spesso anche solo triennale, rispondono a pennello, invece, a questa nuova strategia: entusiasmo a mille, passione e dedizione, le loro mille idee e progettini "didattici-ludici" e, sopratutto, contrattino stagionale. 


Ho fatto parte anch'io di questo gruppo, appena laureata, un millennio fa soltanto, in un importante museo che spaziava dal paleolitico, all'archeologia classica, ad una incredibile pinacoteca dal 500 al 900. Pretendevano che illustrassi ai gruppi scolari l'intero percorso: gli altri fanno tutti così, mi dissero, indispettiti dal mio strabuzzio di occhi. In cosa sono laureati? chiesi timida e preoccupata di essere l'unica con una sola laurea. La maggior parte in storia dell'arte, fu la risposta, ma c'è anche una laureata in archeologia. Ah, fu il mio commento; stavo per girare i tacchi ma non lo feci, guardai dritto negli occhi il mio interlocutore e dissi: se volete, io mi occuperò solo del percorso preistorico, poi passerò ad altri per continuare. Rimasi lì per tre stagioni scolastiche, iniziando e concludendo, contemporaneamente, la Scuola Speciale per Archeologi Preistorici, e rivoluzionai tutto… ma a modo mio, con la piccola e giovane esperienza sul campo e la passione insana per le cose preistoriche, senza un serio progetto museale, né un indirizzo e senza seguire quella che oggi diciamo mission di un museo. I curatori per conto loro, noi per conto nostro, il direttore per conto suo.Intendiamoci, non sto generalizzando, e me ne guarderei bene: ci sono tanti, tantissimi musei che, malgrado le difficoltà interne ed esterne a loro, conoscono e perseguono i seri percorsi pretesi dalla didattica (altro che "gente delle poste", come ho avuto la "fortuna", tempo addietro, di sentir appellati gli operatori museali); ma, credetemi, sono i primi ad essere danneggiati dalle politiche "attrai scuola" di altri musei che hanno mutato l'obiettivo qualitativo in quello quantitativo della loro mission.

D'altronde è ciò che ci chiedono da tante parti, dati in mano e confronti con l'estero.

Perché diciamocelo chiaro una volta per tutte, una attività educativa fatta seriamente, che nasca cioè da un progetto preciso e sinergico di integrazione e approfondimento dei programmi delle diverse scuole del territorio e preveda precise regole di tempi, di numero di partecipanti, di linguaggi differenziati a seconda dell'età e dell'indirizzo scolastico, di strategie psico-pedagogiche, di attrezzature e strumenti, di feedback e tanto di altro, poco si concilia col piccolo costo, oltre il quale difficilmente riusciremmo ad attrarre le scuole.

Ma si può affidarle all'esterno come servizio accessorio di un museo e lavarsene finalmente le mani.

Medica Assunta Orlando


domenica 21 settembre 2014

Proiezioni tweets con l'hashtag #Museumschool del 21 settembre 2014


Proiezioni tweets #MuseumSchool di TAGSExplorer (a cura di +Francesco Piero Paolicelli)  alle 10:44 del 21 settembre 2014, a sei giorni del 1° appuntamento.

435 profili e 5211 tweets.



Top 20 tweeters

sabato 20 settembre 2014

Memento.

Ciaooo! Hai visto cosa succede nel cantiere #MuseumSchool?

Perché? O bella! ci stiamo preparando per l'appuntamento di lunedì 22 settembre su Twitter. 

Si comincia alle 10 e hai tempo d'affacciarti fino alle 20, per dire la tua su scuola e musei, vedere cosa propongono loro e cosa hanno da dire insegnanti, allievi, famiglie ed educatori museali e segnalare iniziative  su queste fantastiche relazioni che fanno di un Museo il cuore pulsante di una comunità! 

Ricordati di usare l'hash #MuseumSchool.

Ci contiamo perché i Musei vivono se  li viviamo!


lunedì 15 settembre 2014

Musei e Didattica

Nel 2005 Hooper-Greenhill, in un suo illuminante lavoro – I Musei e la formazione del sapere, ed. Il Saggiatore - affermava che nella sostanza il concetto “Museo” non esiste. Non esiste cioè “il museo” come entità precostituta e identica a se stessa, non solo nei diversi periodi storici, ma anche nei diversi luoghi geografici e nelle diverse cerchie culturali.
Non è possibile trovare due musei che espongano, lavorino, pensino e vivano nello stesso identico modo in nessuna parte del mondo. Persino ogni singola realtà museale non è mai simile a se stessa, ma muta e si evolve con il mutare e l’evolversi delle identità socio-culturali e politiche in cui essa è immersa e con il mutare dei loro gusti e inclinazioni, che lo spingono a ricercare soluzioni e risposte alle aspettative e richieste che di volta in volta gli vengono poste: se in qualcosa ogni singolo museo si può riconoscere è proprio in questo  suo continuo e diverso mutare sotto la spinta di complessi e intricati processi interni ed esterni a se stesso.
Discutere, pertanto, in modo generico sui musei non conduce a granché, poiché essi sfuggono ad ogni qualsiasi generalizzazione, tanto che i sempre più maldestri tentativi di targhettizzarli, sulla base delle diverse nature espositive, in archeologici, storici ecc., o peggio, in grandi e piccoli, in statali e non, in pubblici e privati, non solo sono inutili ma anche limitanti e per nulla chiarificatori della natura e delle finalità dei singoli musei inscritti nelle diverse categorie.


Così come limitante e stravecchia è la definizione più comune e classica di Museo quale luogo della memoria (leggetelo con enfasi per favore), che, privilegiando il ruolo conservativo ed ostensorio delle collezioni, ha di fatto creato un profondo solco tra le figure di retrobanco e quelle impegnate sul front-line, vale a dire tra i conservatori, restauratori ecc. e gli educatori e le altre figure addette all’erogazione dei servizi.
Ciò ha portato, nel tempo, a banalizzare azioni di servizio erogativo intimamente legate all’essere Museo e, per loro stessa natura, derivanti dalle attività di conservazione, ricerca e studio - come l’azione educativa ed in particolare le attività didattiche rivolte al mondo scolare -, per confonderla con altre che nel frattempo venivano riconosciute e formalizzate dalla legge italiana come “servizi accessori”. 
Una simile confusione ha portato nel decennio appena trascorso - non so quanto furbescamente o meno, di certo non argutamente - al reclutamento periodico e saltuario di figure addette ai servizi didattici come fossero professionalità marginali e provvisorie (ricordate i “co.co.pro”? i tanti giovani laureati e spesso con master e altri studi specifici?) o, soluzione molto perseguita di questi tempi, all’affidamento all’esterno di tali servizi opportunamente impacchettati come “servizi accessori museali”, in pratica tra i servizi di bookshop, bar-caffetteria, gadget e souvenir. Da trasalire, ma così è andata e così sta ancora andando, sottaciuto da tutti, mentre imperversano battaglie - giustissime a mio parere, ma a latere dei veri problemi dell’istituto museo in Italia (e non solo) – sulla foto sì foto no, social sì social no, sito brutto sito bello. Badate, non ho nulla verso la presenza del privato nei Musei, anzi ritengo sia oggi indispensabile, ma debbono essere ricercate e trovate forme di collaborazione tale che la mission del privato coincida perfettamente con quella del Museo e non viceversa; e soprattutto, in merito ai servizi didattici, non certo per affrancarsi, finalmente, da quel fastidioso onere di non dover più garantire direttamente professionalità educative "ad hoc", ma per potenziarne l'efficacia. 


L’indagine ISTAT 2013 mostra, però, che le attività didattiche museali godono ottima salute: l’80% dei Musei le pratica in modo costante e quotidiano. Ottimo! Stiamo migliorando e crescendo. Ma se si vanno a leggere i dati incrociati di quell’indagine (bisogna armarsi di santa pazienza e di tempo da perdere), le cose si ingarbugliano notevolmente: perché la percentuale scende drasticamente nelle risposte a domande specifiche: presenza di spazi e strumenti didattici, figure con formazione in didattica museale, apertura quotidiana nel periodo scolastico, accoglienza di stage e tirocini, studi, sperimentazioni e pubblicazioni in ambito didattico ecc. La domanda è: com’è possibile allora che tanti musei italiani eroghino servizio didattico senza figure adatte o senza spazi e strumenti, o senza le une e gli altri, o addirittura stando chiusi durante il periodo scolastico? Vuoi vedere che…la noiosa, opprimente, delirante visita guidata a gruppi scolari, un tempo affidata all’occhialuto usciere-cicerone, sia stata, in molti luoghi, promossa ad attività didattica? 


L’azione didattica di un Museo, permettetemi, è ben altra cosa e MuseumSchool vuole condividerla con voi.

Periodicamente su questo blog i Musei che si riconoscono nella loro azione educativo-didattica esporranno figure, spazi, strumenti, progetti e attività nei confronti delle scuole e twitteranno con voi ogni lunedì.

    Medica Assunta Orlando

Perché è nato #MuseumSchool?

#MuseumSchool è il primo esempio italiano di comunity social didattico-museale, nato da quella fantastica e spontanea aggregazione di #MuseiDigitali, che nel mese di luglio 2014 ha lasciato perplessi quanti da tempo dibattevano sull’ignavia lasciva dei musei italiani rispetto ai loro corrispettivi esteri tutti bravi e molto impegnati.
Attraverso #MuseumSchool - per la prima volta in Italia - un gruppo di Musei ha deciso di mettersi insieme per raccontare, a colpi di tweet e con una sola voce, quello che avviene presso le diverse sale museali, per quanto concerne “l’universo scuola”.
Nato alla fine di agosto 2014, da un tweet di @AlcaMaglie, (Museo Civico di Paleontologia e Paletnologia di Maglie-Lecce), il movimento intorno all’hashtag #MuseumSchool ha registrato subito grande interesse tra i Musei di tutta Italia, coagulando gli intenti comuni in una straordinaria forza che sempre deriva dalle azioni sinergiche di condivisione.
Con un colpo solo i Musei italiani, da tante parti additati come poco svegli sui social media, aderendo a questo hashtag, saranno più social che mai: l’adesione infatti prevede anche la presenza dei Musei su una mappa Pinterest e su Foursquare.
Ma perché i Musei sentono la necessità di stringersi intorno ad un simile hashtag? Semplice.
Perché il ruolo educativo è tra i più importanti ed essenziali compiti di un Museo e le azioni didattiche nei confronti delle diverse fasce di età e di scolarizzazione sono tra le più complesse e delicate: quelle che “rubano” il tempo maggiore negli studi e nelle sperimentazioni, quelle che nella loro realizzazione sono, sebbene tra le più piacevoli e allegre , anche le più faticose e articolate, quelle su cui le riflessioni e le valutazioni non sono mai abbastanza.
Perché i Musei - piccoli, piccolissimi, medi, grandi, grandissimi - ogni giorno pensano e lavorano per la scuola, per bambini e adolescenti, per gli insegnanti, per i genitori….Ma spesso nessuno lo sa.
Perché i professionisti museali non sono educatori improvvisati, ma conducono ricerche e studi continui sulla didattica e sulle strategie pedagogiche e sui linguaggi di mediazione delle conoscenze espresse dal proprio Museo.
Perché nei Musei non ci sono più sale impolverate e bacheche ammuffite e nelle loro sale non è più vietato correre, parlare, giocare…. E giocando scoprire il mondo…e questo i musei vogliono che tutti lo sappiano!
Perché i laboratori, i percorsi tematici, gli approfondimenti esperienziali, i progetti comuni scuola-museo sono strumenti didattici indispensabili alla crescita armonica e alla costruzione autonoma e critica delle conoscenze per le nuove generazioni e per il loro futuro. E su questo pochi riflettono.
Per questo e tant’altro è nato #MuseumSchool.
Per raccontare tutto quello che i Musei pensano, progettano e realizzano per e con i bambini, per e con le scuole. Per dare vita ad uno “spazio” unico, disponibile e aperto a tutti, dove trovare tutte, ma proprio tutte, le possibilità che i Musei riservano ai bambini, alle classi, agli insegnanti e ai genitori. Uno spazio dove si può e si deve intervenire per chiedere e conversare sulla Scuola e sui Musei, dove le classi e i docenti espongono quesiti, richiedono approfondimenti, indicazioni, illustrano i loro lavori o la loro esperienza al Museo.