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lunedì 13 ottobre 2014

La funzione didattica del tatto

Il progetto del Museo Tattile Varese è nato da una “scommessa” quella che i modelli tattili potessero e dovessere avere una funzione didattica, tanto per i vedenti quanto per i non vedenti. 
 
Per capire su che cosa si è basata questa nostra ‘scommessa’, bisogna fare riferimento ai meccanismi di funzionamento della conoscenza tattile. Generalmente si ritiene che l’80% delle informazioni passi attraverso il canale della vista, questo però non è sempre può essere considerato vero, perché la trasmissione e l’acquisizione delle informazioni - e dunque il canale privilegiato di apprendimento - è funzionale al tipo di società, all’impostazione che la società fornisce in termini di sensorialità. In sostanza questo significa che uno dei sensi viene considerato primario (nel caso della nostra società, la vista) e gli altri sensi vengono considerati vicari, quindi di mero supporto a quello primario. Dal momento che la nostra società privilegia la vista, (che viene dunque ad essere considerata il senso primario) e poiché esiste una economia sensoriale sviluppata sin dall’infanzia, in una società come la nostra bambini e adulti tenderanno ad utilizzare in maniera privilegiata le informazioni provenienti dal senso primario, tralasciando quelle provenienti dagli altri sensi ed utilizzando dunque solo le risorse sensoriali che si pensa possano servire maggiormente, quindi le risorse visive.
In questo contesto quindi il tatto (che è la prima forma di apprendimento ancestrale) viene ad essere messo in un ruolo di secondo piano e, per quanto fondamentale tanto per i bambini quanto per gli adulti, finisce per essere vittima di un tabù, che sfocia nel famoso “vietato toccare” che costella tutti i musei del mondo. In realtà il tatto è l’unico senso vicariante (cioè alternativo) della vista per quanto concerne la forma, ha peculiarità uniche per quanto concerne temperatura/morbidezza/durezza ed ha una capacità di discriminazione ancora più elevata della vista. E’ però un senso analitico, non sintetico e la sua conoscenza richiede tempo proprio perché parte dalla conoscenza di elementi singoli, di particolari, che poi devono essere messi insieme attraverso la costruzione dell'immagine mentale, e dunque attraverso l’elaborazione di una sintesi. Questo significa che nella conoscenza tattile - e questa è una delle sue fondamentali valenze didattiche - c'è il passaggio dal segno al significato. Ciò fa sì che attraverso la conoscenza tattile il bambino è portato a sviluppare una maggiore creatività, prima di tutto perché deve elaborare un ragionamento di sintesi e secondariamente perché associa l’elemento emozionale di scoperta all’acquisizione di un concetto. Ciò che si tocca assume una valenza simbolica e diventa quindi strumento straordinario di comunicazione e di didattica, proprio perché connotato da un'emozione. Sulla base di queste riflessioni quindi, abbiamo sviluppato un museo di modelli tattili lignei (quindi una sorta di enciclopedia tridimensionale da sfogliare con le dita) cioè un museo capace di dar luogo contemporanemente ad una conoscenza e ad un’emozione e, sempre partendo da qui abbiamo dato vita ad una serie di laboratori tattili e sensoriali nei quali le classi hanno la possibilità di vivere l’emozione della tattilità, arrivando attraverso di essa a stimolare e sviluppare il pensiero creativo, quello analitico e quello sintetico.
 Livia Cornaggia
Museo Tattile Varese 

lunedì 29 settembre 2014

Ciao sono Macchietta. Vieni a giocare con me?

Negli ultimi anni la Fondazione Querini Stampalia ha intensificato il suo impegno per creare un'offerta didattica a misura di famiglia.
A questo siamo stati mossi dalla consapevolezza che i saperi, i servizi, le collezioni della Fondazione siano “mezzi” da utilizzare per dare benessere fisico e psichico ai possibili fruitori, nella certezza che condividere il proprio tempo in modo diverso, divertente e creativo contribuisca al miglioramento della qualità della vita, alla valorizzazione del rapporto con le persone più care e alla condivisione del Bene Comune.
La cultura diviene così uno strumento relazionale oltre che di conoscenza, fornendo a bambini e a genitori, ma anche a nonni e zii, nuovi elementi per sviluppare un rapporto interpersonale più ricco e soddisfacente.

E' in questa prospettiva che nasce Ciao sono Macchietta. Vieni a giocare con me?, la prima guida per piccoli dedicata al museo della Fondazione della Querini Stampalia.
Uno strumento che permette ai giovani di scoprire le collezioni visitandole in compagnia dei genitori senza la necessaria presenza dell'operatore museale e che diventa anche un gioco divertente da continuare a casa, soli o in compagnia.
Macchietta, il personaggio guida, è un simpatico cagnolino, realmente esistito - faceva parte di una cucciolata descritta in una delle lettere che Elena Mocenigo scriveva quotidianamente al marito Andrea Querini, alla fine del Settecento.
Nella pubblicazione si racconta brevemente la storia romanzata della vita di Macchietta, che diventa a sua volta l'accompagnatore ufficiale della visita in museo, narrando storie, aneddoti e inventando giochi, puzzle, piccole sculture in pasta di sale e marzapane.

Macchietta è stato disegnato da Michele Bettio, un giovane grafico dello studio CamuffoLab.
I testi sono stati realizzati dai curatori del museo e della didattica museale con l'aiuto di alcuni storici dell'arte e soprattutto con la revisione da parte di un gruppo di bambini dai 6 ai 9 anni.

Ciao sono Macchietta. Vieni a giocare con me? è distribuito gratuitamente a tutti i visitatori dai 6 ai 9 anni e attende la versione in inglese e francese...

Dora De Diana
Responsabile Attività Educative
Fondazione Querini Stampalia - Venezia